L’improvvisa scomparsa di Silvio Berlusconi risveglia molte memorie. Ha segnato in modo indelebile la storia della Repubblica, nonostante la sua spregiudicatezza e le critiche feroci e gli odi che ha suscitato.

Ora le polemiche si sono spente e amici e nemici fanno a gara nell’esaltare le sue qualità. Come tutti i grandi uomini era pieno di difetti che, però, piacevano agli Italiani che vedevano in lui il prototipo del successo, del gusto dell’avventura, del piacere delle donne. Un uomo come loro, assurto ai fastigi dal potere venendo in fondo dal nulla ma armato d’intelligenza creatrice.

Quella che a molti, purtroppo manca, soprattutto in politica.

Qualunque cosa abbia attratto il suo interesse si è trasformato in un’operazione di successo: lo sport, con il Milan, l’edilizia con Milano 1 e Milano 2, la televisione, con la fine del monopolio e l’avvento delle televisioni private, la politica, con il centro-destra, sdoganando Gianfranco Fini e la Lega, il governo, il più lungo della Repubblica, la sua politica estera, con i Russi nella NATO e così via.

La sua morte apre un grande vuoto nella politica italiana i cui effetti si vedranno nel tempo.Al momento nulla cambierà. Forza Italia, forte del 7% del consenso dell’elettorato e del suo consistente gruppo parlamentare, continuerà ad esistere e a dare il suo appoggio al governo Meloni. Ma la scomparsa di un leader del calibro di Berlusconi si farà sentire.

Forza Italia si è sempre caratterizzata per la sua visione centrista che, probabilmente, darà luogo ad altre conseguenze. La sua classe dirigente, ad eccezione di qualcuno, non è stata particolarmente brillante, schiacciata dalla personalità del suo capo. Il vuoto, al centro, si farà sentire anche se cercheranno di approfittare di questa situazione i piccoli partiti centristi che si muovevano più o meno nell’area di Forza Italia (i cattolici di Rotondi e Zamagni, i liberali democratici di Lupi e quelli di Toti e così via.)

La foresta del centro sarà ancora di più oggetto delle mire di esploratori interessati a conquistare la roccaforte dell’astensionismo, come Italia Viva di Renzi o Azione di Calenda. La polarizzazione politica in atto, tuttavia, non sembra dare grandi speranze ai cercatori del centro. Taluni vogliono un centro orientato verso sinistra, altri verso destra e la prova del fuoco sarà offerta dalle prossime elezioni europee.

La morte di Berlusconi avrà effetti anche sull’Unione europea. La tornata elettorale europea, presumibilmente, vedrà degli sconvolgimenti nella composizione dei gruppi al parlamento europeo con un probabile cambio delle maggioranze e un ruolo diverso del gruppo dei conservatori. La Meloni sta operando in questo senso per sovvertire la cosiddetta formula von der Layen.

Assisteremo a numerosi passaggi da un gruppo parlamentare ad un altro, soprattutto verso Fratelli d’Italia. La Lega non sarà la grande beneficiaria dell’eredità politica di Berlusconi.

Ci sarà un grande rimescolamento di carte dentro Forza Italia e sarà una successione molto difficile. Taviani potrebbe essere il candidato più probabile ma è difficile che lasci l’incarico al Ministero degli Affari Esteri. I candidabili sono molti: Gasbarri, Cattaneo, Miccichè, la Ronzulli, la Bernini, Schifani, Mulè e così via. Forse, si metterà in gioco anche la Fascina.

Immagino che ci sarà un primo periodo di transizione, con tre o cinque persone preposte al riassetto del movimento. Poi, anche in base alle varie “fughe”, ci saranno cambiamenti, con un nuovo presidente o Segretario di partito. Il partito-azienda si trasformerà in un partito vero e proprio, con molte incognite sul suo futuro.

È troppo presto per fare previsioni.

La morte di Berlusconi, peraltro, mette fine a un grande equivoco: stare a destra strizzando l’occhio al centro e alla sinistra moderata. I giochi sono aperti e sulle ceneri di un grande uomo si scateneranno tutte le ambizioni e le rivalità possibili.

Entrato nella storia del Paese, rimarrà nella memoria di tutti coloro che ha beneficato con il lavoro e con la sua personale carità. Un merito straordinario, indipendentemente dalle critiche feroci che ha suscitato per il suo modo di essere.

Ho conosciuto Silvio Berlusconi ad Arcore, nel lontano 1992, quando, osteggiato dal fratello Paolo e, in fondo, da tutta la famiglia, meditava di entrare in politica. Era incerto tra l’abbandonare l’Italia e il restarvi. Allora non ci capimmo e, forse, fu un bene per tutti.

Decise di restare e il resto è noto. 

 

 Stelio W. Venceslai