Dopo il fallimento dei dioscuri incompatibili, Renzi e Calenda, alle recenti elezioni europee si è aperto un ampio dibattito, specie a sinistra, alla ricerca del centro perduto, da molti considerato fattore importante per costruire un’alternativa reale alla destra di governo.

Premetto che, sino a quando varrà questo sistema elettorale pseudo maggioritario, la scelta sarà inevitabilmente di tipo bipolare e il centro si collocherà,  come è avvenuto in larga parte anche alle europee, in quella maggioranza di elettori renitenti al voto.

Ringraziamo Mariotto Segni per averci portato a questa disgraziata situazione con l’aver favorito la legge elettorale del mattarellum prima e le versioni peggiorative successive; quelle del porcellum, rosatellum et similia.

Una situazione vieppiù garantita, quella del bipolarismo, se passasse “la deforma costituzionale” del premierato voluto dalla Meloni. Solo un sistema di cancellierato alla tedesca (legge elettorale proporzionale con sbarramento e istituto della sfiducia costruttiva) potrà garantire, con la stabilità dell’esecutivo, la repubblica di tipo parlamentare e la sopravvivenza del centro nella politica, in Italia come avviene da sempre in Germania.

Ecco perché per concorrere alla costruzione del centro nuovo della politica italiana bisognerà sollecitare l’unità di tutti i partiti e i movimenti che intendono difendere la Repubblica Parlamentare con la difesa della Costituzione repubblicana da attuarsi integralmente in tutti i suoi principi e indicazioni politico istituzionali.

Sul piano dei contenuti si tratterà di partire dai bisogni reali e dalle attese dei cittadini italiani ai quali vanno offerte risposte efficaci ed efficienti insieme a una rinnovata speranza, contro la sfiducia che alimenta da molto, troppo tempo, la disaffezione elettorale con la fuga maggioritaria dal voto.

Con una ricerca condotta da Brunswick, società internazionale di consulenza strategica, guidata in Italia da Alessandro Iozzia e Hokuto, network di consulenza sull’uso strategico di dati, si sono somministrati ad un campione della popolazione maggiorenne residente in Italia alcuni quesititi i cui risultati sono stati presentati nel corso del convegno “L’economia che fa il Bene”.

Una platea di mille soggetti, diversi per sesso, età e provenienza geografica ha risposto a sei domande nel periodo fra il 9 e il 23 ottobre scorsi mediante web panel. Le priorità emerse sono quelle per lo sviluppo, il clima e le integrazioni, come quelle di interesse prevalente oggi tra gli italiani. Di qui si dovrebbe ripartire.

Per quasi cinquant’anni il centro in Italia è stato rappresentato dalla Democrazia Cristiana, il partito che ha saputo coniugare politicamente gli interessi e i valori dei ceti medi produttivi e delle classi popolari italiani, precondizione essenziale per garantire l’equilibrio del sistema politico istituzionale.

Con la fine della prima Repubblica e della storica alleanza repubblicana tra le componenti cattolico popolari, liberali e socialiste, si è rotto quell’equilibrio e dopo il tentativo fallito di Berlusconi di rappresentare la continuità innovativa di quella esperienza, sono emersi i fenomeni populisti della Lega prima e del M5S poi, sino all’attuale situazione di prevalenza della destra sovranista e nazionalista, espressione, però, della maggioranza relativa della minoranza degli elettori.

Una condizione precaria e instabile, se non si ristabilisce l’equilibrio di sistema di cui sopra, che può nascere solo da una rinnovata alleanza tra le componenti storiche repubblicane: cattolico democratiche, liberali e socialiste, che sappiano dare risposte efficaci ed efficienti alle priorità indicate dagli italiani.

Ciò comporta la necessità di scelte non più rinviabili tra le diverse formazioni di partiti, movimenti e gruppi di area DC e popolare, la frammentazione dei quali ha favorito l’astensionismo mancando un centro politico espressione di quell’alleanza che storicamente ha sempre garantito il sistema.

Molti degli ex DC e Popolari si sono certamente astenuti, altri hanno votato per i partiti della destra; altri, infine, per il PD insieme a quanti avevano sperato nella soluzione tatticamente più semplice di appoggio alle liste di Italia Viva o di Azione.

A destra. il centro c’è con Forza Italia e ha avuto un buon risultato anche riutilizzando la figura e le televisioni amiche del Cavaliere. Piaccia oppure NO, quel partito è parte importante del PPE, grazie alle scelte che Berlusconi fece, sollecitato da un DC DOC come Sandro Fontana, e da quello d’antan, come Don Gianni Baget Bozzo.

Avevamo sollecitato i vertici di quel partito per l’apertura della loro lista a candidati di area DC e Popolare, quale premessa per l’avvio di una sezione italiana del PPE aperta a tutte le componenti interessate/bili, a partire da quelle degli eredi dei padri fondatori del PPE.

È prevalsa la chiusura autosufficiente alla ricerca di una legittimazione dei vertici post-berlusconiani. E‘ evidente, però, che il tema della formazione di una sezione italiana del PPE si imporrà, anche alla luce degli sviluppi che interverranno a Strasburgo e a BXL tra i partiti europei e gli orientamenti strategici che il PPE assumerà con il PSE e liberali.

Di una cosa siamo certi, come anche sta emergendo tra molti amici della sinistra: senza l’avvio di un centro nuovo della politica italiana non si costruisce un’alternativa forte e credibile al governo della destra.

Importante sarebbe avviare sin d’ora, come stiamo facendo con il tavolo dei DC e Popolari organizzato dagli amici di Iniziativa Popolare, il progetto della nostra ricomposizione politica partendo dal NO alla “deforma costituzionale meloniana” e definendo in una prossima Camaldoli 2024 il nostro programma per l’Italia dei nostri tempi.

Ettore Bonalberti