Sandro Fontana è stato una personalità poliedrica. Storico, intellettuale, politico, giornalista e statista. Nonché amministratore locale. Ma, soprattutto, docente universitario. Fontana, nato nel 1936 e scomparso nel 2013, è stato docente di Storia contemporanea all’Università di Brescia. Ha svolto un ruolo importante e decisivo per la Lombardia, prima come Consigliere Regionale della Dc e poi, e soprattutto, come Assessore alla Cultura. È il padre dell’attuale simbolo della Regione Lombardia, La Rosa Camuna, che fu adottata su sua proposta.
Ma Sandro Fontana ha svolto un ruolo decisivo nella Democrazia Cristiana e, soprattutto, nella cultura e nella storia del cattolicesimo popolare del nostro paese. E non solo per i preziosi libri scritti o per gli incarichi politici ed istituzionali ricoperti. Senatore, Ministro dell’Università e della Ricerca Scientifica, Direttore del Popolo, Vice Segretario Nazionale della Dc e “ideologo” della sinistra sociale di Forze Nuove, la corrente che aveva come leader indiscusso Carlo Donat-Cattin. Oltre alla sua esperienza come eurodeputato e come esponente di punta del CCD.
Il ruolo politico e culturale di Sandro Fontana è stato fondamentale anche per la sua tenacia nel conservare le radici popolari, cristiane e riformiste della Dc. Un ruolo che Fontana si ritaglia con i suoi libri, i suoi scritti, i suoi interventi nelle mille assemblee locali e nazionali della DC.
Certo, non nasconde le sue profonde convinzioni in merito al ruolo storico della Dc nello scacchiere politico italiano. E la sua appartenenza alla sinistra sociale della DC, accompagnata dalla sua acuta e preziosa riflessione, ha permesso alla intera Dc di salvaguardare la sua storica identità di partito popolare, di massa, interclassista, di governo e di ispirazione cristiana.
E gli anni, peraltro drammatici, che vanno dal 1989 al 1992, hanno permesso a Fontana Direttore de Il Popolo di respingere con intelligenza, coerenza e a testa alta tutti i tentativi tesi a delegittimare ed accantonare frettolosamente l’esperienza cinquantennale del partito dei cattolici italiani. Rimangono celebri i corsivi a firma “Bertoldo” dove Fontana riusciva, con sarcasmo e finezza, a demolire i pregiudizi politici e le ataviche pregiudiziali ideologiche contro la Dc e i suoi principali esponenti.
Un giornale di partito che, con la sua Direzione, aveva saputo ridare dignità e prestigio ad un partito ma, soprattutto, ad una cultura politica da sempre bistrattata e contestata dalla vulgata che l’unica cultura riconosciuta, osannata e rispettata restava quella di sinistra di derivazione comunista. Fontana riuscì a smentire, nei fatti e nella concreta elaborazione, questa narrazione e questo gli valse un odio implacabile nei suoi confronti da parte dei tutti i gazzettieri dell’universo culturale, accademico, politico, giornalistico ed editoriale della sinistra italiana.
Dopo la fine della Dc e la dispersione politica dei cattolici italiani, Fontana non ebbe alcun dubbio a scommettere da subito sull’avventura di un Centro moderato e riformista alternativo alle sinistre.
La sua elaborazione fu decisiva per l’adesione di Forza Italia al Ppe e, dopo la sua esperienza come eurodeputato, continuò imperterrito la sua prolifica e preziosa attività di ricercatore e di scrittore sul futuro del movimento politico dei cattolici popolari e sociali.
E Sandro Fontana, comunque sia, resta una pietra miliare per chi continua a ritenere decisiva ed essenziale la presenza dei Popolari di ispirazione cristiana anche nella attuale cittadella politica italiana.
Giorgio Merlo