Quando si parla di Guido Bodrato non si cita solo un leader politico o uno statista. Sì, certo, era anche un leader politico e uno statista. Ma Bodrato è ricordato anche come un educatore della e alla politica. Quasi una sorta di pedagogo. Non a caso, è considerato anche come uno degli ultimi “maestri” del cattolicesimo democratico italiano. La sua finezza intellettuale, la sua profondità̀ di analisi e anche il suo realismo politico lo portavano ad essere un punto di riferimento costante non solo all’interno della Democrazia Cristiana, ma nell’intera politica italiana.

Nato nel marzo del 1933 e scomparso all’età di 90 anni nel giugno del 2023, Bodrato ha ricoperto molti e prestigiosi incarichi istituzionali. Da Ministro della Pubblica Istruzione a Ministro del Bilancio e della Programmazione Economica a Ministro dell’Industria. Eletto al Parlamento nel 1968 e sino al 1994, Bodrato è stato anche Europarlamentare dal 1999 al 2004.

Leader indiscusso della sinistra democristiana e stretto collaboratore per molti anni di Carlo Donat-Cattin alla guida della sinistra sociale di ispirazione cristiana, la corrente di Forze Nuove, Bodrato è stato anche uno dei principali artefici della stagione che ha visto Zaccagnini alla guida della Dc. Lo possiamo definire come un teorico della politica anche se le sue riflessioni erano sempre collocate nella storia e nelle dinamiche della società̀ contemporanea con cui occorreva fare i conti.

Amava sostenere, soprattutto negli ultimi anni e dopo il tramonto della “sua” Dc, che “un progetto politico è credibile nella misura in cui si colloca concretamente nella società̀. Altrimenti il tutto si riduce a mera nostalgia o ad una dimensione puramente testimoniale”. “Ma la politica”, aggiungeva, “non è solo testimonianza, è pensiero ed azione”.

È stato un punto di riferimento per intere generazioni di democratici cristiani e, soprattutto, di cattolici impegnati nella politica e nella vita pubblica italiana. Vicesegretario del partito durante la segreteria De Mita e poi quella di Forlani, Bodrato sin da giovanissimo ha fatto parte della Direzione nazionale della DC e i suoi interventi, attesi e sempre molto ascoltati, erano rappresentativi ed importanti perché̀ espressione di un pezzo della società̀ italiana che si riconosceva nel progetto politico complessivo della Democrazia Cristiana.

È stato anche commissario della DC a Milano ai tempi di tangentopoli e sostenne il rinnovamento voluto dalla segreteria di Mino Martinazzoli per poi aderire convintamente all’esperienza del Partito popolare italiano. Dall’ottobre del 1995 al 1999 fu Direttore del quotidiano Il Popolo. Al Parlamento europeo fu il capo delegazione dei democratici cristiani italiani nel Partito Popolare Europeo e tra i fondatori, insieme al francese Francois Bayrou, del Gruppo Schuman.

Con i Popolari francesi, catalani e belgi, nel 2004 decise l’uscita dei democristiani dal PPE, ritenendo difficile il connubio con i conservatori.

Guido Bodrato, comunque sia, continua ad essere un solido punto di riferimento per i cattolici impegnati nella politica, nei partiti, nella società̀ e nelle istituzioni. E questo grazie al suo magistero politico/culturale ed istituzionale, ai suoi libri e alle sue copiose pubblicazioni. Ma, soprattutto, Guido Bodrato è un punto di riferimento per il suo stile. Sobrio, essenziale, austero. E, soprattutto, onesto e trasparente.

Giorgio Merlo