La presidente del consiglio Giorgia Meloni intende andare avanti senza tentennamenti sul progetto delle tre riforme: autonomia differenziata, premierato e magistratura, il premio saldo da corrispondere a ciascuno dei partiti della maggioranza, incurante delle conseguenze che si stanno già sviluppando nel Paese.

In tale situazione, come abbiamo fatto nel 2016 al tempo del progetto Renzi costituendo il Comitato dei Popolari per il NO, abbiamo il dovere di attrezzarci senza indugi per concorrere da cattolici democratici, DC e Popolari, alla realizzazione del Comitato per il NO al progetto del governo.

Un connotato da replicare in tutte le realtà periferiche, con apertura alla più ampia collaborazione con le altre forze politiche disponibili. Comitati da costruire avendo chiare le motivazioni della nostra scelta, tanto sul piano del metodo che del merito.

Quanto al primo, è evidente che procedere a colpi di una maggioranza espressione della minoranza dell’elettorato italiano, male interpretando il dettato costituzionale e creando una spaccatura verticale nel Paese, costituisce un fatto politico gravissimo tenendo presente che l’art. 138 della Costituzione prevede che il Parlamento approvi una legge di “revisione” della Costituzione; le norme finora approvate non “rivedono”, ma modificano profondamente e riscrivono totalmente più articoli della costituzione.  

E‘ questa una doverosa considerazione da sottoporre all’attenzione degli elettori, anche se di questa problematica si dovrà occupare, io credo, la Corte costituzionale. In questi casi, infatti, se si intende stravolgere la Carta fondamentale, la via maestra sarebbe quella dell’elezione ad hoc di un’assemblea costituente da votare con legge proporzionale, al fine di dare rappresentanza a tutte le culture politiche presenti in Italia.

Nel merito: il presidenzialismo voluto dall’On. Meloni punta a rafforzare esclusivamente il capo dell’esecutivo, secondo uno schema già sperimentato in Israele e immediatamente abbandonato, perché foriero di insanabili scontri istituzionali, privato di quel sistema di pesi e contrappesi che i padri costituenti posero a fondamento della nostra Carta di tipo rigido. Altra cosa è il sistema presidenziale USA e quello stesso francese.

Se si vuole dare più potere all’esecutivo, con un sistema che rafforzi il capo di governo senza scardinare la Repubblica parlamentare, una soluzione potrebbe essere il modello del cancellierato tedesco: elezione del parlamento con legge elettorale proporzionale con sbarramento e istituto della sfiducia costruttiva; un governo non si dimette in assenza di una maggioranza parlamentare alternativa.

Un sistema quello del cancellierato tedesco, che opera in un Paese, la Germania, dove al potere del cancelliere e del governo, si situa in parallelo quello dei Lander che in Italia potrebbero avere analoga corrispondenza solo costruendo, come era nel pensiero del prof. Miglio, cinque o sei macroregioni (Nord Ovest, Nord Est, Centro, Meridione, Sicilia, Sardegna).

A quanto sembra, questo non è ciò che la Meloni intende realizzare, puntando, invece, a ottenere il rafforzamento del suo potere, con un sistema confuso e senza uguali al mondo, destinato a creare  un inevitabile scontro istituzionale tra un premier capo del governo votato dal popolo e un presidente della Repubblica eletto dal Parlamento e, magari, con la magistratura che si tende a porre sotto il controllo del governo stesso. 

In queste condizioni alla vigilia non di uno, ma, probabilmente di tre referendum, che richiederanno diversi adempimenti e procedure funzionali, credo sia urgentissimo attivare, come nel 2016, un comitato dei DC e Popolari per il NO alla deforma costituzionale del governo.

So che se ne discuterà a giorni tra gli amici del tavolo che riunisce gli esponenti di Iniziativa Popolare, Tempi Nuovi, la Democrazia Cristiana, Insieme, Rinascita Popolare e altri, con la ferma volontà di difendere i valori fondanti dei nostri padri costituenti nel segno dei Liberi e Forti.

Ettore Bonalberti