Luigi Girardin è nato a Mirano il 7 luglio 1925 e deceduto a Padova il 29 settembre 1997. La sua biografia spiega il rapporto fecondo ma mai subordinato che ha legato le vicende della Cisl a quelle della Dc, in particolare nella realtà padovana.

Impegnato fin dalle origini del ricostruito sindacato democratico nella attività sindacale a difesa dei lavoratori nel 1950 è eletto presidente provinciale della Cisl padovana e nel 1952 ne diventa segretario provinciale a soli 27 anni. Affianca alla intensa attività come dirigente della Cisl una presenza nelle istituzioni locali: nel 1954 è eletto per la Dc consigliere provinciale e nel 1956 assessore provinciale con il referato “studio economia e lavoro”.

Nel frattempo, vanno maturando nuovi equilibri anche nella Dc padovana. Girardin guida una componente della Cisl che vuole aprire una politica della Dc più aperta alle questioni sociali, distaccandosi dalla granitica conduzione del segretario provinciale Luigi Carraro, più orientato su posizioni conservatrici. Nel frattempo, nasce a livello nazionale nella Dc per iniziativa di Giulio Pastore il raggruppamento Forze Sociali a cui aderisce Girardin, con la finalità di mantenere un rapporto organico delle diverse esperienze cisline nella Dc, per influire sulle scelte politiche.

Decisivo è l’apporto di Girardin per la nascita di una nuova maggioranza nella Dc padovana nel 1963 che attorno a Luigi Gui e Stanislao Ceschi, con il supporto appunto degli ambienti cislini e della Coldiretti, sostiene la linea dell’apertura alla collaborazione con i socialisti decisa nel congresso di Napoli della Dc guidata da Aldo Moro.

Nel 1958 appare matura una candidatura di Girardin alla Camera dei deputati, come era avvenuto per altri uomini della Cisl a Verona e Vicenza (Vincenzo Casati e Onorio Cengarle), ma non se ne realizzarono le condizioni. Giulio Pastore, nel frattempo divenuto Ministro per il mezzogiorno, a dimostrazione della stima che aveva per Girardin, lo fa nominare in un importante ruolo a Bruxelles nell’ambito delle nascenti istituzioni europee e successivamente nell’IRI. Girardin continua comunque a ricoprire responsabilità nella Cisl padovana come Presidente dell’Assemblea provinciale.

Nel 1963 si realizzano le condizioni per la candidatura di Girardin alla Camera dei deputati, dove viene eletto con 41.081 voti di preferenza, decimo nella lista dei 16 eletti veneti democristiani. Girardin viene eletto altre due volte alla Camera, sempre con ampio suffragio: nella V legislatura con oltre 48.000 voti di preferenza sesto nella lista Dc, nella VI legislatura settimo con 49.000 voti.

Attorno alla figura di Girardin si organizza a Padova e nel Veneto la corrente di Forze Nuove, con una importante rappresentanza nella Dc padovana, con presenze decisive nella amministrazione comunale (Raffaello Bonfiglioli) e poi regionale (Nello Beghin). Significativa è la nascita dell’Istituto di Cultura dei lavoratori che si sviluppa attorno alla figura di Girardin: un importante punto di incontro per quadri sindacali, giovani intellettuali, esponenti dei movimenti studenteschi, del mondo del laicato cattolico.

Un centro culturale e politico che si traduceva in una importante presenza congressuale nella Democrazia Cristiana, con la corrente di Forze Nuove di Carlo Donat Cattin e Guido Bodrato, ma che andava oltre raccogliendo esperienze sociali e culturali in un mondo più largo, con convegni di studio, seminari, pubblicazioni periodiche. Una palestra per molti quadri politici, in cui si sarebbero formati tanti amministratori locali e dirigenti politici.

Nonostante questo impegno la conclusione della vicenda politica di Luigi Girardin non è fortunata. Alle elezioni politiche del 1976 la Dc padovana decide in modo un po’ sconsiderato di sposare pienamente l’indicazione di una apertura agli “esterni” che era una delle impostazioni del segretario nazionale Benigno Zaccagnini per il rilancio della iniziativa politica della Dc. Iniziativa un po’ sconsiderata tenendo conto che Padova faceva parte di un vasto collegio elettorale, in cui vi sarebbe stata una competizione sulle preferenze.

Entrarono infatti rappresentanti delle Acli (Beniamino Brocca), della Azione Cattolica (Amalia Casadei), del mondo dell’impresa (Natale Gottardo), dell’agricoltura (Gioacchino Meneghetti).  Il prezzo fu la caduta di candidature interne eccellenti, come quella dell’uscente Marcello Olivi, già presidente della Provincia e Antonio Prezioso, già segretario provinciale della Dc e autorevolissimo assessore alla Sanità in Regione. Luigi Girardin con 32.000 voti di preferenza risultò il primo dei non eletti, con soli 600 voti di distacco.

Girardin terminò così la sua esperienza politica, ritenendo che non ci fossero più le condizioni per sostenere un impegno nella Dc. Si dedicò interamente alla esperienza professionale nell’Iri, per il quale svolse importanti incarichi nelle aziende del gruppo.

Un uomo politico alieno da protagonismi, ma sempre al servizio di una idea forte di politiche sociali, prima nel sindacato, poi nella Dc. Contribuendo in modo decisivo a costruire la presenza politica veneta di Forze Nuove, basata su forti legami sociali, sullo studio dei problemi, sulla costruzione di solide comunità d’azione.

Lasciando una eredità importante: Dalle modeste salette dell’Istituto di Cultura dei Lavoratori in viale Codalunga a Padova, da quella intensa e appassionata attività formativa e organizzativa, uscirono tante persone che avrebbero portato il loro contributo nelle istituzioni locali, regionali e parlamentari, debitori dell’insegnamento di Luigi Girardin.

 

Paolo Giaretta