Tina Anselmi nacque a Castelfranco Veneto il 25 marzo 1927. Il babbo era socialista e portava sempre con sé la tessera del partito firmata da Giacomo Matteotti.

La passione politica di Tina Anselmi nacque da un evento storico preciso e doloroso: il 26 settembre 1944 i nazifascisti costrinsero la popolazione di Bassano e un gruppo di studenti tra cui la Anselmi, ad assistere all'impiccagione di trentuno prigionieri catturati durante un rastrellamento sul Monte Grappa, senza che avessero alcuna responsabilità.

Da questo fatto, a diciassette anni, Tina Anselmi decise di entrare nella Resistenza come staffetta partigiana della Brigata "Cesare Battisti", con il nome di battaglia: Gabriella. “La nuova identità – ricordava – garantiva la segretezza e aveva un alto significato simbolico”. 

Nel dicembre dello stesso 1944, si iscrisse alla Democrazia Cristiana e partecipò attivamente alla vita del partito.

Dopo la fine della guerra, si iscrisse all’Università Cattolica del Sacro Cuore, dove conseguì la laurea in lettere. Dopo un periodo di insegnamento si dedicò alla attività nel Sindacato Tessili e nel Sindacato Maestre. Fondamentali per la sua formazione furono le teorie di monsignor Luigi Piovesana, uno dei teorici e diffusori della dottrina sociale della Chiesa tra gli operai che, già attivo durante il fascismo, organizzava giornate di studio e di preghiera per le impiegate e le operaie.

Memorabile fu l’incontro con lo statista trentino Alcide De Gasperi. Di cui spesso ripeteva con la franchezza che la caratterizzava: “Oggi tutti parlano di De Gasperi richiamandosi alla sua lezione politica e poi scopri che non lo conoscono per niente. Che non hanno letto neanche una pagina, ma che dico, un rigo di tutto quello che ha scritto”.

Dal 1958 al 1964 fu chiamata a ricoprire il ruolo di incaricata nazionale delle giovani della Democrazia Cristiana, entrando così nel Consiglio Nazionale della DC, di cui diventa vicepresidente nello stesso anno.

Nel congresso di Monaco del 1963 fu eletta membro del Comitato direttivo dell'Unione europea femminile, divenendone poi vicepresidente.

Il 19 maggio 1968 fu eletta per la prima volta deputato nel Collegio di Venezia e Treviso e riconfermata fino al 1992, anno in cui si è ritirata dalla vita parlamentare.

Nel V governo Rumor e nel IV e V governo Moro fu nominata sottosegretario al lavoro.

Nel 1976, prima donna in Italia, venne nominata Ministro del Lavoro. Nel 1978 fu Ministro della Sanità. Contribuì a far approvare la legge 180, per la riforma dell’assistenza psichiatrica, quella che istituì il Servizio Sanitario Nazionale e la legge 194 per l'interruzione volontaria della gravidanza che, benché profondamente credente, firmò senza esitazioni, dimostrando un profondo senso dello stato e una laicità assolutamente positiva.

I colleghi della DC la chiamavano “Tina vagante”.

Nel 1978 fu incaricata dalla DC di tenere i contatti con la famiglia Moro durante i giorni del sequestro e dell'uccisione del leader democristiano.

Nel 1981 l’onorevole Iotti le propose di assumere la presidenza della Commissione inquirente sulla loggia massonica P2. Dopo aver consultato Leopoldo Elia, la Anselmi accettò. I lavori terminarono nel 1985.

Molti e prestigiosi gli incarichi successivi: presidente della Commissione nazionale per le pari opportunità, del Comitato italiano per la FAO, della Commissione nazionale sulle conseguenze delle leggi razziali per la comunità ebraica italiana. È stata vicepresidente onoraria dell'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia e fece parte della Commissione di inchiesta sull'operato dei soldati italiani in Somalia.

È stata più volte presa in considerazione da politici e società civile per la carica di Presidente della Repubblica.

Nel 1998 è stata nominata Cavaliere di Gran Croce Ordine al merito della Repubblica italiana.

Fu colpita da un ictus che aggravò le già precarie condizioni di salute, morendo a Castelfranco Veneto il 1° novembre 2016.

 

Teofilo