C’è una ragione se la DC è ben lontana da quel tempo in cui i padri fondatori seppero promuovere il progetto dei democratici cristiani per l’Italia del dopoguerra. Ieri e ben ricordo, c’era un confronto duro e serio con il partito comunista, proteso com’era alla conquista del potere, ad ogni costo e c’era un popolo che voleva risorgere, forte nei suoi valori cristiani. Amore e sudore rifecero l’Italia. Oggi, possiamo affermare senza tema che non c’è un partito comunista, non c’è una sinistra e il popolo sembra aver perduto i suoi valori: sembra! Il dialogo e il confronto occasionale dicono che quei valori ardono sotto le ceneri. Abbiamo fede!

Il successo del concorso al progetto di ricomposizione politica dell’area cattolico democratica e cristiano sociale dipenderà proprio da quanto il popolo sano sentirà la necessità di restituire a quei valori cristiani un solido riferimento politico e, per solido intendiamo la capacità di resistere e rappresentare una demarcazione di fronte ai compromessi. Se crediamo in questa esigenza valoriale e siamo disposti a difenderla, specchiandoci in essa, certo che avremo successo.

Questa difesa dei valori non produrrebbe risultati se unioni e alleanze internazionali seguissero indirizzi politici contrari. Attenzione: Non stiamo ipotizzando un confronto politico; ma la fine della società cattolico democratica. Il progetto deve inevitabilmente avere carattere moderatamente rivoluzionario, atteso che i vertici dell’Occidente, dell’Unione europea e parte dello Stato della Chiesa  li avremmo di fronte.

Sarà, perciò, necessario mettere, anzitutto, in discussione l’impianto della de-costituzione europea e notiamo che uno dei due suoi artefici siede, per volontà del Capo dello Stato, alla presidenza della Corte Costituzionale della Repubblica Italiana. È un punto strategico e puntualizzo “italiana” perché vogliamo più Europa, ma nel solco del messaggio cristiano. Un Europa con la sua voce nel mondo, nell’Occidente, in Mediterraneo e nella NATO. Perché è un punto strategico? Perché, altrimenti, fuori della coesione europea, irraggiungibile, sarebbe meglio dedicarci subito, in piena libertà, a un’area di libero scambio di un Mediterraneo allargato, per lo sviluppo di una imprenditoria piccolo-media, appunto, mediterranea, sostenuta dagli istituti finanziari delle due sponde.

 

Mario Donnini, presidente associazione Veneto Unico