La sconfitta del centro destra è politica non numerica.
Per i sostenitori di una cultura democristiana si impone una riflessione. Si è di fronte a un così grave risultato amministrativo che non può essere imputabile solo alla calura estiva, ma alla imposizione di candidati che vengono rifiutati al secondo turno perché non offrono garanzie a vasti strati di elettorato con un dissenso che si manifesta in un rifiuto della partecipazione al voto.
Se non si comprende questo si pongono le basi per altre dolorose sconfitte. Deve fare riflettere, soprattutto in prospettiva delle politiche il risultato di Palermo e Genova, due capoluoghi di Regione. In entrambe le situazioni candidati moderati ed inclusivi hanno retto il confronto raccogliendo un successo significativo.
A questo punto il ritorno del proporzionale è arduo anzi bello e sepolto, perche prevarrà la logica di acquisire consensi senza pagare dazio o meglio senza un confronto sui programmi e sulle ragioni di una coalizione che devono prevalere sugli egoismi.
Il problema è la Lega per la presenza ancora rilevante al Nord, ma incapace di fare scelte precise e soprattutto di interpretare i desiderata dei ceti produttivi e della parte più dinamica della società.
Il paese ha bisogno di rassicurazioni e la stessa scissione 5 stelle offre al Pd l'occasione di sfruttare elettoralmente senza ambiguità il sostegno a Draghi per porsi come futuro perno del sistema soprattutto in una situazione internazionale che impone chiarezza. È sbagliato sottovalutare l'incidenza della politica estera sulle elezioni amministrative.!
Per i sostenitori di una cultura democristiana c'è una ultima chiamata, quella di ritrovarsi a settembre per una ricomposizione con "chi ci sta", individuando una leadership giovane alla quale affidare il compito di portare avanti un programma minimo sulla politica estera, e dunque su atlantismo ed europeismo e sulla politica economica con la riscoperta dei valori e del primato della persona umana piuttosto che assistenzialismo a gó gó.!
In definitiva essere capaci nella occasione elettorale del 2023 di stare nel solco degasperiano. La storia si difende con atti e scelte coraggiose. È il momento della generosità.
Maurizio Eufemi